Migliorare la vita di chi sopravvive al tumore, oggi si può
Sopravvivere ai tumori non è semplice ma, grazie ai progressi medici, accade sempre più spesso anche perché nel tempo è notevolmente migliorata anche l’attività di prevenzione rispetto tale malattia.
Quasi trent’anni fa un medico ammalato di tumore ai polmoni, Fitzhugh Mullan, definì tre stagioni per la sopravvivenza al cancro: acuta rispetto diagnosi e trattamento, estesa riferita al periodo post-trattamento e permanente che interessa coloro i quali convivono a lungo con la malattia.
Appartenere a quest’ultima categoria non è da solo indice di buona salute, spesso queste persone soffrono di problemi legati alla tossicità delle terapie, vanno incontro a danni psicologici notevoli quali la depressione e, purtroppo, hanno difficoltà nelle relazioni familiari e sul lavoro.
Sono costoro i cosiddetti pazienti oncologici che hanno bisogno di recuperare sia fisicamente che mentalmente una situazione di normalità.
La nuova sfida per i medici è quindi questa, rivedere il loro rapporto con il paziente curato o in cura accompagnandolo adeguatamente nel percorso post-malattia e cercare di monitorare la situazione attraverso esami non troppo invasivi quali la tomografia computerizzata (TAC).
L’Italia attualmente conta oltre 2 milioni di persone che hanno avuto il cancro, che si dividono in guariti, persone che per almeno cinque anni non hanno manifestato sintomi, e cronicizzati, ossia color oche nonostante recidive riescono comunque a sopravvivere.
La ricerca avrà l’obiettivo di trovare terapie che impattino di meno nel lungo periodo ed evitare cure tipo la radioterapia che comportò alla fine lo sviluppo di tumori al seno dovuti alla radiazioni.
Cambiare il punto di vista sul tumore che, fin dall’inizio, deve essere valutato in tutte le sue possibili evoluzioni, sia negative che positive, al fine di poter programmare tutti gli interventi eventualmente necessari e programmare una, si spera, lungo-sopravvivenza il più serena possibile.