L’ecografia standard, detta comunemente “bidimensionale”, esegue sezioni dei corpi che attraversa restituendole “a video” in tonalità di grigio.
Utilizzando invece metodiche 3D e 4D, l’ecografo memorizza un numero di sezioni effettuando il cosiddetto “rendering tridimensionale”, un’immagine estremamente accurata e molto simile al vero.
In ostetricia è possibile dunque ottenere delle immagini molto realistiche ed in grado di “catturare” il feto come realmente è, proprio come se scattassimo una fotografia dall’interno del “pancione” della mamma.
L’ecografia morfologica costituisce attualmente parte integrante della diagnosi prenatale non invasiva.
Poiché tale valutazione viene effettuata a 19-22 settimane gestazionali, l’ecografia morfologica non costituisce un metodo di screening elettivo per la valutazione di un aumento del rischio per anomalie cromosomiche o genetiche.